L’Incontinenza Urinaria: cause e possibili terapie

Si tratta di una patologia molto diffusa, con il più alto tasso di crescita all’anno e con un forte impatto sociale, che colpisce soprattutto le donne e che può essere efficacemente contrastata con diverse terapie.
 
 

A parlacene, il Dott. Marzio Angelo Zullo, Responsabile dell’UOS di Chirurgia del Pavimento Pelvico e Proctologia presso l’Università Campus Bio-Medico di Roma e Presidente dell’Associazione Italiana di Urologia Ginecologica e del Pavimento Pelvico (AIUG).

 

Dottore, cos’è l’Incontinenza Urinaria e come si manifesta?
“Si tratta di una condizione patologica caratterizzata dalla perdita involontaria di urina, che interessa circa 5 milioni di persone in Italia e nel 90% dei casi colpisce il genere femminile. La qualità di vita dei pazienti appare completamente modificata, soprattutto in proporzione alla gravità del disturbo. Le cause e i fattori di rischio sono numerosi e ogni giorno la persona colpita può perpetrare gli stessi errori  incrementando i sintomi della patologia stessa. Esistono diversi tipi di incontinenza, che devono essere classificati dal medico. I tre più comuni sono quella da sforzo, di tipo anatomico, che si manifesta quando aumenta la pressione intraddominale sulla vescica in occasione appunto di uno sforzo fisico, ma anche semplicemente di un colpo di tosse, o di uno starnuto o di una risata. L’Incontinenza urinaria da urgenza, invece, è di tipo neurologico e interessa l’innervazione e la muscolatura della vescica, che avverte la necessità di svuotamento molto più frequentemente del normale e soprattutto con volumi decisamente inferiori, con conseguenti perdite urinarie. L’incontinenza urinaria mista, infine, si presenta con i sintomi caratteristici di entrambe le tipologie”.

 

Quali sono le principali cause?

“Le cause possono essere correlate con alcune situazioni fisiologiche, come ad esempio il numero di parti vaginali, la menopausa o l’attività lavorativa pesante, oppure con alcune situazioni parafisiologiche o patologiche, come l’obesità, la stipsi, le broncopneumopatie ostruttive, causate spesso dal fumo di sigaretta, il diabete mellito, i fallimenti della chirurgia uro-ginecologica, le alterazioni cognitive ed alcune patologie neurologiche come il Morbo di Parkinson o patologie neurodegenerative”. 

 

È una patologia curabile?
“Sì, è una malattia che può essere trattata e in molti casi curata. Per questo motivo, è importante parlarne con il proprio medico o con personale  infermieristico, ostetrico o fisioterapico per affrontarla al meglio. Ciascuna tipologia di incontinenza è, infatti, trattabile con una o più modalità specifiche e, in casi selezionati, sono possibili diversi trattamenti multidisciplinari”.
 
 Quali sono le soluzioni terapeutiche disponibili?
“Oggi fortunatamente esistono molteplici terapie, con diversi gradi di invasività. Il primo livello di trattamento è la  terapia riabilitativa o rieducativa del pavimento pelvico, con l’esecuzione di esercizi fisici specifici o l’utilizzo di apparecchiature che migliorano e rinforzano la muscolatura del pavimento pelvico attraverso dei percorsi di contrazione muscolare creati appositamente (biofeedbackterapia) o con stimolazione elettrica passiva, compensando il deficit che si è venuto a creare. Tale terapia può essere eseguita da personale infermieristico, ostetrico o fisioterapiste con risultati che possono raggiungere l’80-85% di guarigione o miglioramento e proseguita poi a domicilio dal paziente. Per l’incontinenza da sforzo, il secondo livello di terapie consiste nella chirurgica mini-invasiva, che introduce materiali di sostegno biocompatibili (ad esempio benderelle o sling sottouretrali), con una incisione di pochi centimetri eseguita per via vaginale o perineale (nel maschio) e con un più rapido recupero completo post-intervento. Altro tipo di intervento mini-invasivo consiste in iniezioni sul collo vescicale con agenti volumizzanti. Nei casi di incontinenza urinaria da urgenza, invece, il presidio principale è la terapia farmacologica, con la somministrazione di farmaci che riducono la contrattilità del muscolo detrusore della vescica (farmaci parasimpaticolitici o beta-3 agonisti); in caso di mancata risposta, possono essere utilizzati dei dispositivi tecnologici per regolare correttamente l’innervazione della vescica (neuromodulazione sacrale) oppure delle iniezioni intravescicali con tossina botulinica che riducono la contrattilità vescicale”.

Salute e Benessere 2022